Domanda: Poiché non ho mai incontrato Luang Por Chah, mi piacerebbe ascoltare qualche esperienza, qualche sensazione da qualcuno che ha avuto la grande opportunità di incontrarlo. Tu sei una di queste persone. Vorrei chiederti cosa ti ha impressionato di più di Luang Por Chah e, se possibile, vorrei chiederti un esempio tratto dalla tua esperienza.
Risposta: Ho incontrato Luang Por Chah in Inghilterra. Era venuto al Vihara (residenza monastica) di Hampstead nel 1979, quando io ero ancora un laico. Una delle cose che mi impressionò fu semplicemente il senso di felicità di Luang Por Chah, la sua gioia e contentezza, e l’effetto che ebbe nella mia mente. Mi fece sentire molto felice di essere vicino a lui. Interessante fu che in quel periodo – quando frequentavo il Vihara, nel 1979 – meditavo da forse diciotto mesi ed era molto difficile, doloroso, ero molto agitato… Poi Luang Por Chah si presenta al Vihara e la mia mente diventa molto calma e in pace. Così cominciai ad andare ogni sera, perché la meditazione era molto buona quando lui era là. Questo mi colpì molto: semplicemente per il potere della sua presenza la mia mente si calmava. Di solito non era così, nei primi tempi in cui meditavo era molto dolente ed agitata. Ma anche stare seduti ora era facile: era facile quando lui era lì.
Penso poi che mi abbia colpito il potere della sua metta: una piacevole sensazione nel cuore. Tanto che mi piaceva molto anche solo stare nelle sue vicinanze. Era un momento speciale quando c’era lui, ci andavo tutte le sere. Anche quando lui era al piano di sotto del Vihara la mia meditazione era buona. Ma poi, quando stava per ripartire e tornare in Thailandia … incredibile!
Aveva l’abitudine di prendere in giro le persone, fare delle domande e poi prenderli un po’ in giro. Così una volta che sedevo là – ed avevo un profondo timore reverenziale nei suoi confronti – stavo ai suoi piedi, semplicemente incantato da quest’uomo meraviglioso, mi guardò e disse: “Come pensi che sarebbe sedere lì per un’ora intera senza neanche un pensiero che ti venga in mente?”. Io risposi: “Oh, molto illuminante”. E lui replicò: “Come una pietra”. A quello non seppi rispondere. Pensai: “No, non mi faccio intrappolare da questo. Ne resto fuori!”. Fu un’esperienza molto intensa essergli vicino, e questa fu più o meno l’ultima volta che sono veramente stato con lui finché stava ancora bene.
Domanda: L’hai incontrato ancora?
Risposta: Be’, dopo che era partito per gli Stati Uniti, lo vidi ad Oakenholt, dove tennero una grande ordinazione. Ci andai per salutarlo, lui prese la mia mano e mi parlò un po’, molto amichevolmente. Questo fu l’incontro, e poi se ne andò. La volta dopo che lo vidi ero già un monaco. Lo incontrai nella sua kuti, era sulla sedia a rotelle e lo spinsi attorno alla kuti. Quella fu l’ultima volta.
Domanda: Come ti sei sentito quando l’hai visto e non poteva parlare, conversare?
Risposta: Be’, fu interessante perché, vista da davanti, la sua bocca era così (lo mostra fisicamente), ma mentre lo spingevo sulla carrozzina, da dietro era come se… sembrava come se stesse sorridendo. La sensazione era, se non avessi saputo quali erano le sue condizioni, come se ci fosse un viso sorridente: in qualche modo, qualcosa lasciava percepire che c’era un viso sorridente dall’altra parte di quella testa. Dava una sensazione meravigliosa poterlo spingere intorno alla kuti. Fui molto grato ad Ajahn Jayasaro per avermi invitato a farlo: ”Vieni, puoi spingerlo attorno alla kuti!”. Fui grato di poter fare qualcosa per Ajahn Chah, di poter ricambiare quello che lui aveva fatto per me. Il mio incontro con lui era stato per me un momento molto ispirante. Ero nuovo a molte cose della meditazione, ed il solo fatto di aver incontrato qualcuno come lui fu una grandissima ispirazione.
Traduzione di Licia Roverotto