di Ajahn Mahapañño
Con pāramī ci si riferisce ad una perfezione del carattere, tradizionalmente si parla di un gruppo di dieci qualità del cuore che se sviluppate, fino alla loro compiutezza, portano al Risveglio, esse sono infatti le qualità coltivate dal bodhisatta.
Gli esercizi che vi proponiamo hanno la piccola pretesa di farci notare queste qualità in relazione ad alcuni aspetti della nostra vita. Molteplici potrebbero essere le angolazioni su cui riflettere e praticare per assaporare la libertà in esse contenuta, facciamo un passo assieme impegnandoci in quanto suggerito.
Esercizio 1: Dāna – generosità (16 – 29 ottobre)
Esercizio 2: Sīla – moralità (30 ottobre – 13 novembre)
Esercizio 3: Nekkhamma – rinuncia (14 – 28 novembre)
Esercizio 4: Paññā – saggezza (29 novembre – 13 dicembre)
Esercizio 5: Viriya – energia (14 – 27 dicembre)
Esercizio 6: Khanti – pazienza (28 dicembre – 11 gennaio)
Esercizio 7: Sacca – veridicità (12 – 26 gennaio)
Esercizio 8: Adhittāna – determinazione (27 gennaio – 10 febbraio)
Esercizio 9: Mettā – benevolenza o gentilezza amorevole (11 – 24 febbraio)
Esercizio 10: Upekkhā – equanimità (25 febbraio – 11 marzo)
L’esercizio da praticare insieme in queste 2 settimane è il n. 10, Upekkhā – equanimità. (Chi volesse rileggere gli esercizi precedenti e le testimonianze di pratica relative ad essi, potrà andare alla pagina tutti gli esercizi)
Esercizio 10: Upekkhā – equanimità
Osserviamo un qualcosa che ci piace, può essere un oggetto come pure una persona. Osserviamolo e poi chiudiamo gli occhi. Ad occhi chiusi, con un po’ di fantasia e voglia di mettersi in gioco, immaginiamo questo “qualcosa” in modo che perda le proprie attrattive e si manifesti con caratteristiche diverse.
Ad esempio, se quel “qualcosa” fosse una pizza, immaginiamola ora mezza mangiucchiata, fredda e gommosa sul piatto sporco. Se fosse stato un’auto, immaginiamola rigata, rugginosa, ammaccata o mentre dobbiamo pagare un pieno dal benzinaio. Se fossero state delle scarpe, ora sono rotte e comunque non erano mai state troppo comode.
Notiamo come il desiderio verso questo “qualcosa” tenda a scemare, e forse al suo posto compaia un mezzo sorriso.
E se quel “qualcosa” fosse una persona dell’altro sesso? Chiudiamo gli occhi e immaginiamo come spesso può essere la vita di coppia trascorsa l’iniziale “luna di miele”, con lei o lui che si domandano “perché non siamo come loro volevano che noi fossimo”… lascio a voi ulteriori specificazioni!
Apro e chiudo gli occhi, apro e chiudo. Sviluppiamo l’abilità di vedere il mondo sia ad occhi aperti che chiusi. La mente mostrerà così entrambi i lati della medaglia. Un lato potrà però rimanere più potente, e tenderà a prevaricare l’altro, qui è dove abbiamo i maggiori attaccamenti.
Ma continuiamo a batter le ciglia. Apro e chiudo, apro e chiudo. Facciamolo più e più volte con quel “qualcosa”. Diventiamone esperti, scoprendo che può essere anche piuttosto spassoso. Il risultato sarà un maggior equilibrio e un po’ d’equanimità, comprendendo che il mondo che vedevamo ad occhi aperti era visto ad occhi chiusi.
Successivamente possiamo provare in modo analogo anche con quel “qualcosa” che non ci piace.
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A TUTTI GLI INTERESSATI: stiamo raccogliendo esercizi di pratica che possano essere condivisi con gli altri praticanti. Se avete sviluppato dei vostri “esercizi spirituali”, inviateci il materiale, verrà preso in esame ed eventualmente pubblicato con, qualora si reputassero necessarie, delle rielaborazioni.