Roberto B
La prima settimana è passata e vorrei condividere un paio di mie riflessioni.
L’esercizio mi è stato incredibilmente utile ma non tanto per sviluppare una maggiore presenza mentale nel corpo (come pensavo all’inizio), quanto per imparare a distinguere i tipi di conversazione e il loro effetto.
Dopo alcuni minuti, iniziavo a osservarmi e a chiedermi: sono coinvolto? Quanto? Al punto di aver perso consapevolezza di parti del mio corpo? Già questo mi ha permesso di capire che molto conversazioni, in realtà, non mi interessano granché; sono piuttosto abitudini, convenzioni sociali, e ne avrei fatto davvero a meno! Altre volte però mi ritrovavo risucchiato dalla conversazione: la mia attenzione era tutta rivolta all’altro, alle sue e alle mie parole; al punto che quella conversazione era “tutto il mio mondo”. E allora l’esercizio diventa fondamentale per farmi ritrovare un centro, una prospettiva più larga e ampia. Così, ho iniziato a sentire la mente più protetta dai condizionamenti che possono venire da un eccessivo assorbimento nelle parole: possiamo parlare e dialogare, di cose anche molto importanti, serie o profonde, ma senza che la mente ne sia travolta, senza che ciò che viene detto diventi una sorta di verità unica e assoluta, l’unico contenuto (generalmente pesante e fastidioso) della mente.
Ricordarsi di respirare insomma, e che ci sono anche i piedi oltre alla bocca, volendo.
28 maggio