Massimo Paradiso, Felice come un bambino, Castelvecchi Editore – collana Ultra 2014, pp. 142, euro 12.50.
Questo breve e divertente saggio è un’ironica barriera senza recinzioni al mal di vita e all’angoscia esistenziale. Un piccolo prontuario per la nostra insoddisfazione quotidiana alla luce delle teorie dell’attaccamento di John Bowlby e quelle dell’attaccamento buddhista.
L’autore, ex studente universitario di Corrado Pensa, propone un percorso evolutivo che parte dalla madre come base sicura per l’esplorazione della vita da parte dei nostri bambini a una nuova base sicura in età adulta che è il Dhamma.
Scritto con l’”abile mezzo” della semplicità e della leggerezza, presenta molti esempi divertenti per facilitare la leggibilità e la divulgazione del messaggio di Sakyamuni. In appendice una lucida “Carta costituzionale dei diritti affettivi del bambino”, una sorta di vademecum tascabile e immediato sui bisogni relazionali e sociali del bambino. Prima dell’appendice sono esposti esercizi su consapevolezza, emozioni e stati emotivi per bambini a partire da 5 anni e per adulti che includono anche tecniche di disimpegno dallo stress.
Il nodo centrale, quello che poi genera l’angoscia (dukkha) e le modalità in cui si innescano i rapporti umani, è quasi sempre lo stesso: la qualità affettiva di partenza (e il contesto sociale). Insomma, l’educazione genitoriale ha un ruolo fondamentale. Questo testo non è uno strumento di psicologia, ma un compendio di consigli per l’educazione infantile che si distingue da altri approcci per l’integrazione con nozioni buddhiste sulla conoscenza della realtà delle cose così come sono.
Una risposta al bisogno pressante di confronto, di chiarezza e di aiuto da parte dei genitori, specialmente quelli alle prime armi. In fondo gli adulti, soprattutto chi è cresciuto in un contesto familiare e sociale “ansiogeno”, cercano di non ripetere gli errori con i propri figli per curare anche se stessi. Non è un caso che questo compendio di consigli sia utile anche a chi è già adulto.
Chiare e forti le parole dello scrittore Fabio Stassi che ne ha curato la prefazione:
“D’accordo, la vita è quello che è, dolore tradimento e perdita, eppure vale lo stesso la pena di provare a viverla. È l’unica informazione che ogni uomo e ogni donna dovrebbero avere avuto in consegna dai loro genitori per essere in grado a loro volta di affidarla a chi verrà dopo. Ma è un’informazione che non passa solo dalle parole, è contenuta per intero in ogni abbraccio. Perché l’affetto ricevuto si restituisce sempre.
Ecco, questo libro non è un trattato o un prontuario: è un appello”.
Giuseppe Spagnulo