Mahāpajāpatī Gotami si avvicinò allora al Maestro. Dopo essersi avvicinata e averlo salutato, si tenne a rispettosa distanza. Mentre stava in piedi a rispettosa distanza, Mahāpajāpatī Gotami disse al Maestro: « Maestro, sarebbe bene che il Maestro mi insegnasse il Dhamma in breve, in modo tale che io, dopo aver ascoltato il Dhamma del Maestro, possa vivere in solitudine, distaccata, zelante, ardente e risoluta. »
« Tutti quegli stati mentali che tu, Gotami, puoi così conoscere: questi stati mentali conducono alla passione e non alla diminuzione della passione, conducono all’attaccamento e non all’assenza di attaccamento, conducono all’accumulo di kamma per la rinascita e non all’assenza di accumulo, conducono a volere molto e non a volere poco, conducono a sentirsi scontenti e non a sentirsi appagati, conducono a voler stare in compagnia e non alla solitudine, conducono all’indolenza e non ad un energico vigore, conducono alla difficoltà d’essere di sostegno a se stessi e non a sentirsi a proprio agio allorché si è di sostegno a se stessi, allora dovresti sapere con assoluta certezza, Gotami: questo non è Dhamma, questo non è disciplina, questo non è l’istruzione del Maestro.
Invece, tutti quegli stati mentali che tu, Gotami, puoi così conoscere: questi stati mentali conducono alla diminuzione della passione e non alla passione, conducono all’assenza di attaccamento e non all’attaccamento, conducono all’assenza di accumulo di kamma per la rinascita e non all’accumulo, conducono a volere poco e non a volere molto, conducono a sentirsi appagati e non a sentirsi scontenti, conducono alla solitudine e non a voler stare in compagnia, conducono ad un energico vigore e non all’indolenza, conducono a sentirsi a proprio agio allorché si è di sostegno a se stessi e non alla difficoltà d’essere di sostegno a se stessi, allora dovresti sapere con assoluta certezza, Gotami: questo è Dhamma, questo è disciplina, questo è l’istruzione del Maestro. »
Vinaya Pitaka, Cullavagga X.5