Proponiamo un estratto dei dialoghi di un film documentario, in vendita online a questo indirizzo:
http://www.fltfilms.org.uk/cross.html
LA CROCE E L’ALBERO DELLA BODHI – due cristiani incontrano il Buddhismo
Questo documentario racconta lo straordinario viaggio spirituale di Padre François Ponchaud, un prete cattolico francese, e di Madre Rosemary, una suora anglicana inglese. Intreccia il trambusto, l’ngoscia e l’antichità della civiltà Cambogia, da un lato, con l’equilibrio sereno di un convento di clausura in Inghilterra dall’altro.
Commento
Le pratiche buddhiste, originarie dell’Asia, hanno messo radici in Occidente, ed hanno attratto aderenti che erano in origine cristiani.
Alcuni cristiani praticanti lo hanno trovato preoccupante.
A Fairacres, a Oxford, in Inghilterra, Le Sorelle del Divino Amore conducono una vita ritirata, consacrata al silenzio e alla preghiera. Alcune delle sorelle hanno maturato un interesse per la meditazione buddhista.
Rosemary,la Madre Superiora, divenne monaca quando aveva circa vent’anni.
Madre Rosemary
È successo in maniera davvero inaspettata. Sicuramente non avrei mai pensato che una volta entrata in Comunità si sarebbe presentata l’opportunità di dare un seguito al mio precedente interesse per il buddhismo e il pensiero buddhista. Ma fu possibile poiché un gruppo di monaci e monache buddhisti, che si stavano stabilendo vicino ad uno dei nostri conventi, e che desideravano spiegare ai loro vicini cosa stessero facendo, venne a visitarci. Il risultato fu che fecero amicizia con i membri della mia comunità, e, in seguito, alcune delle monache vennero a farci visita qui a Fairacres.
Inizialmente ci ritrovammo a parlare delle cose che facevamo quotidianamente, di come organizzavamo le nostre vite. Ma poi entrammo in argomenti più profondi, e, in particolare, quando ci rendemmo conto che stavamo parlando a persone che erano state cristiane e che avevano abbandonato in favore del buddhismo il loro impegno come cristiani – talvolta un impegno cristiano abbastanza serio – fu allora che, ovviamente, il tema divenne più doloroso, e pose domande difficili per entrambe le parti. Ciò indusse alcune monache [buddhiste] a raccontare la loro storia e a ripercorrere la loro difficile esperienza cristiana. E noi dovemmo ascoltare, e indubbiamente alcune di noi ebbero chiaramente l’impressione che fosse come un’apostasia; avevano tradito il loro impegno battesimale.
Quella fu un’occasione per riflettere su me stessa, e compresi che in realtà stavo proiettando cosa sarebbe stato per me diventare monaca buddhista. Per me quell’impegno in Cristo nel Battesimo era assoluto, qualcosa che era fonte di grazia e di vita, e sarebbe stato un tradimento diventare buddhista; e lo sarebbe ancora.
Ma mi accorsi che nel corso del dialogo con le monache ero stata così cosciente della presenza di Cristo da arrivare a vedere che, da parte mia, si trattava in realtà di un pensiero giudicante, privo di ragion d’essere, che io non ero in effetti nella posizione di poter giudicare qualcuno che aveva intrapreso il suo percorso nel cristianesimo, e che lo aveva esplorato con una certa serietà, ma poi ciò si era evoluto in qualcosa di diverso, seguendo la verità e la luce nel buddhismo; in realtà non ero in grado di esprimere un giudizio.
Avrei potuto soltanto portare testimonianza dell’esperienza della gioia incontrando altre persone che aderivano con serietà alla propria fede, che aveva intrapreso con serietà la propria ricerca della verità, sapendo semplicemente che Cristo era lì, nel luogo in cui stavamo parlando.
(…)
Commento
La Cambogia è stata terra di missione per i cristiani provenienti dall’Europa sin dal XVI sec. – tuttavia il 90% della popolazione continua ad essere buddhista.
Padre François Ponchaud è prete cattolico e scrittore. Ha cominciato a lavorare in Cambogia nel 1965, conla Missione Esteradi Parigi.
Padre Ponchaud ha tradotto la Bibbia in lingua Khmer e ha scritto i lineamenti della storia della Chiesa Cattolica in Cambogia.
Padre Ponchaud
Per chiunque la cosa importante è la fede; è incontrare Gesù Cristo a modo proprio. Quindi cosa significa incontrare Gesù Cristo? Può essere porre in primo piano l’altro persona; è dare la propria vita a questo scopo. E un buddhista può farlo esattamente come un cristiano.
Molti buddhisti offrono le loro vite per i loro fratelli e sorelle. Alcuni cristiani non lo fanno – le loro parole possono proclamare la fede in Gesù Cristo, ma non le loro azioni.
Per me, questo pone una domanda. Teoricamente, il cristianesimo ha un immenso valore – ci conduce vicino a Dio Padre attraverso Gesù Cristo; ci dice di abbandonare la nostra volontà personale e di vedere negli altri il volto di Dio. Ma lo facciamo davvero?
(…)
Domanda
Nel cristianesimo l’individuo cerca la vita eterna in Dio, laddove nel buddhismo si è incoraggiati a vedere ogni cosa, incluso l’individuo, come “non-se”. Lei come riconcilia questo tipo di diversità?
Madre Rosemary
Questa è stata certamente una mia nota dolente – una cosa troppo difficile. La persona è in primo piano, e sono cosciente che questo è un aspetto della nostra cultura – cioè che le persone contano e che bisogna rispettare le persone.
E poi si va in un monastero buddhista dove ogni giorno si recitano tutte le cose che sono descritte come “non-sé”, fino a quando non resta davvero più nulla! Pensai “non ce la faccio proprio”. E non ci riuscii per un bel po’ di tempo. Ma poi, ecco l’insegnamento che ci veniva impartito era “Vai alle tue difficoltà, ti insegneranno più di qualsiasi altra cosa”. Sono le tue difficoltà che meritano la più attenta osservazione. Così compresi che presto o tardi avrei dovuto guardarle.
Però, di fatto, la via per farlo non mi è giunta attraverso la teoria, ma attraverso la meditazione, poiché cominciai a osservare come mi identifico con le immagini che ho di me stessa, quante ne ho costruite nel corso degli anni. Pensavo a me stessa come, be’, a una che forse riusciva a pregare piuttosto bene, conoscitrice di Dio, dotata di un particolare gusto nell’arte o addirittura nel vestire o nello stile, come una con le sue particolari preferenze e avversioni nelle amicizie, o nevrosi – possiedo un superbo metodo per le nevrosi autopunitive! E osservavo come mi ci tuffavo dentro non appena la mente era lasciata libera di trovare la sua direzione e quanta energia e quanto sforzo spreca in essi, quanta ansia, quanta preoccupazione genera. E che è possibile lasciar andare tutto ciò. Così molti dei preziosi “Sé” che avevo accumulato si rivelavano auto-generati, creati dai miei bisogni personali, per compiacere gli altri o per lasciare traccia di me nel mondo. Ed è veramente una liberazione meravigliosa lasciare andare tutto ciò per un po’ di tempo. Quindi ciò mi permette di avere qualche punto interrogativo sull’intera nozione di “Sé”.
(…)
Domanda
Così i buddhisti possono restare buddhisti e ottenere lo stesso quello che i cristiani chiamano la vita eterna?
Madre Rosemary
Dovresti chiederlo a Dio! Davvero non ho la visione dell’occhio di Dio a questo riguardo! Certamente non mi sento di rispondere di no. Non so.
Padre Ponchaud
In effetti, il nostro linguaggio è sempre inadeguato ad esprimere la realtà di Dio.
Dunque, proviamo ad accostarci con grande umiltà. Stiamo scalando una montagna – dove Dio ci sta aspettando. Ognuno compie la scalata a modo proprio – faticando, sudando, convertendosi, lasciando cadere tutto il superfluo – un buddhista come me.