Quando pratichiamo la consapevolezza del corpo, ci focalizziamo sul decadimento e sull’estinguersi del nostro corpo. Focalizziamo l’attenzione nell’osservare che il corpo non può perdurare e non può essere ciò che chiamiamo noi stessi.
Ogni giorno la morte avviene in noi, ma in modo celato, non nell’ovvia morte fisica del corpo. Ce ne rendiamo conto con la costatazione che le cose cambiano. Il nostro essere bambini muore quando diventiamo adulti. Anche questa è la morte. Anche quando entriamo nella fase della vita dove il nostro corpo si deteriora e non può più essere controllato così facilmente come prima, è la morte. Le varie componenti di ogni essere vivente (khandhā) fanno ciò che devono fare e poi letteralmente vanno in pezzi. Terra alla terra, acqua all’acqua, fuoco al fuoco e vento al vento. Possiamo dunque ritenere che rimanga qualcosa che ci appartenga?