Il Buddha suggerì per le comunità che praticano assieme e che sono interessate al benessere della loro stessa comunità, di invitarsi reciprocamente ad esporre eventuali critiche. Il Buddha chiamò questa pratica “pavāraṇā”, cioè “darsi reciproca opportunità”. Nel contesto delle comunità monastiche, pavāraṇā è un atto di dovere comunitario *.
Significa dare l’opportunità a ciascuno di rimproverare e fare dei commenti critici costruttivi. La critica in questo caso non deve essere fatta in uno stato mentale fissato sui propri punti di vista, opinioni o presunzioni. Significa semplicemente segnalare delle questioni che possono sorgere, o avvertirsi a vicenda su potenziali problemi. È fatta senza arroganza o presunzione, perché noi tutti non siamo perfetti mentre percorriamo questo cammino.
A volte guardiamo solo davanti a noi e non vediamo quello che c’è dietro. Magari abbiamo dei punti deboli. In questo modo ci affidiamo agli altri per metterli in luce. Gli altri possono fungere da specchio per renderci consapevoli di noi stessi più chiaramente ed aiutarci a focalizzare l’attenzione sulle aree dove abbiamo bisogno di crescere. Questa è la ragione per la quale ci diamo reciprocamente l’opportunità di critica. In questo modo può avvenire la crescita.
Quando qualcuno ci fa notare dove sbagliamo o dove non abbiamo fatto bene, semplicemente accettiamo. Abbiamo fiducia che non sia a causa del pregiudizio per cui l’altra persona ci indica ciò che non stiamo facendo correttamente.
Ogni qualvolta agiamo con emozioni forti come la rabbia o anche la violenza fisica, è necessario che ammettiamo che questo è un comportamento volgare e scorretto. Se diamo agli atri la possibilità di rivolgersi direttamente a noi, questo ci aiuta a ristabilire la consapevolezza di cosa stiamo facendo. Comportamenti che non ci piacciono, probabilmente non piacciono neanche alle altre persone. Tali azioni sono inaccettabili nella società. Se agiamo in questo modo, tendiamo ad infastidire gli altri e potremmo essere percepiti come persone maldestre.
Il Sangha pratica pavāraṇā come una cerimonia comunitaria formale che coinvolge tutti i membri del gruppo, indipendentemente dal rango, status ed età. Viene inoltre fatta senza tener conto dell’esperienza e delle capacità dei singoli.
* Nella disciplina monastica la cerimonia di pavāraṇā sostituisce la recitazione del pāṭimokkha (i precetti dei monaci) in occasione dell’ultimo giorno di Osservanza del ritiro annuale delle piogge in qualsiasi monastero dove cinque o più monaci abbiamo trascorso insieme questo periodo. Ogni membro della comunità recita in Pali: “Invito i Venerabili per quanto hanno visto, sentito o sospettato (ad ammonirmi nel rispetto del Dhamma). Possa il rimprovero dei Venerabili nascere dalla compassione, avendo visto (la mia offesa) mi impegno a fare ammenda”.