Il Buddha insegna che gli esseri nel mondo – il che significa il mondo della nostra mente – si trovano costantemente nel reame del desiderio sensoriale. Sperimentiamo la sensualità che ci trascina, vaghiamo incessantemente nel reame del desiderio, basato su oggetti desiderabili.
Di fatto gli oggetti desiderabili sono il proprio sé e le cose materiali ad esso relative. Questi ci fanno sentire ossessionati, infatuati e catturati. Questo è il motivo per il quale il Buddha ci ha insegnato a sforzarci di guardare con introspezione a tali processi che avvengono nel mondo e in noi stessi. Se ci focalizziamo su questi processi in accordo con la loro vera natura, li riconosceremo come esperienze imperfette e palesemente carenti.
Dobbiamo capire che l’infatuazione per il mondo è uno stato di imperfezione che ci porterà a sperimentare lo sconforto, e ogni tipo di dispiaceri e perdite. Sia il dolore che il piacere, la bontà e la cattiveria, alla fine ci faranno sentire imprigionati in uno stato di sofferenza che ci brucerà.
Dobbiamo fare uno sforzo per vedere tutto ciò in modo da poter cambiare i nostri atteggiamenti verso di questo, vedendo il pericolo nella ruota dell’esistenza. Diventiamo colui che è all’erta e attento quando si relaziona con il mondo, diventando colui che vede la mondanità come qualcosa da eliminare, insieme a tutte le relative infatuazioni, coinvolgimenti e complicazioni. In cambio aspiriamo alla liberazione ed alla via di uscita dalla nostra identità e dal nostro sé.