Dopo aver abbandonato l’attaccamento ai piaceri sensoriali ed agli stati mentali non benefici, tutta una serie di cose non si verificherà più nella vostra pratica spirituale: cesserà la proliferazione mentale e anche ciò che chiamiamo “vitakka” (pensieri). Rimarranno solo presenza mentale e chiara comprensione. Tutta la gamma di pensieri non salutari è stata abbandonata.
I “pensieri non salutari” si riferiscono anche al desiderio di avere un piacere sempre crescente nella vita. Come sappiamo, abbandonarsi ai piaceri sensoriali è considerato un pericolo negli insegnamenti del Buddha, e così pure il desiderio di averne sempre di più nel futuro. Tutti questi pensieri devono essere eliminati.
Quando gli stati mentali non salutari cessano, rimane l’esperienza dell’estasi e della gioia (pīti) ed una sensazione di grande felicità (sukha). A seguito dell’estasi sopraggiunge questa esperienza di immensa felicità. Ma se si guarda attentamente questa felicità ha anche degli inconvenienti. Può diventare una sorta di squilibrio o distorsione della realtà chiamata “vipallāsa”. Vipallāsa è il contrario di vipassanā *.
Vipassanā significa rivelazione della chiarezza, un’esperienza di comprensione completa.
Perciò quando sorgono queste sensazioni di estasi e di beatitudine, ciò che dobbiamo fare è continuare a mantenere la presenza mentale, in modo da non perderci in esse e quindi dimorare in uno stato illusorio nel momento in cui raggiungiamo questa immensa felicità. Non illudetevi di essere arrivati ad essere “questo” o “quello”. Dobbiamo avere la capacità di lasciar andare ed arrivare all’equanimità (upekkhā).
In parole semplici, fermare le speculazioni e le preoccupazioni, ed essere solamente consapevoli. Restare nella realtà del momento presente, il paccuppanna dhamma. Nessuna preoccupazione riguardo a nulla.
Se si pratica in questo modo, si arriva alla vera felicità senza preoccuparsi delle cose esteriori. Non si sarà più preoccupati dalle condizioni di vita. Si potrà mangiare o non mangiare. Il Buddha ci ha dimostrato questo con il proprio Risveglio. Avete mai notato che dopo che ebbe finalmente mangiato il riso e latte offerto da Sujātā (nel giorno della sua Illuminazione) tutto ciò che fece fu di fare il suo dovere mettendo impegno nella meditazione? Non aveva la minima preoccupazione riguardo ai beni di prima necessità che occorrono per mantenersi in vita.
Tutto ciò di cui si nutrì fu la beatitudine dell’indipendenza, il risultato dell’aver eliminato i suoi desideri e contaminazioni. Quest’esperienza cambiò completamente tutto. Se non esiste più il nero, tutto diventa bianco – questa è una legge della natura. È un cambiamento che avviene automaticamente, dettato dalla natura.
Sperimenteremo una sensazione di assenza del desiderio, senza amare o odiare le cose come fanno le persone ordinarie. Gli organi sensoriali sono ancora in funzione ma in maniera tale che nulla possa dare luogo all’insorgere di una illusione, che poi ci deluderà. L’orecchio continua ad ascoltare i suoni ma senza un contesto fuorviante. L’occhio continua a vedere le forme e i colori, gli uomini e le donne, ma senza illusioni.
È un’esperienza diversa da quella degli esseri non illuminati (puthujjana), che immediatamente pensano “questo va bene” quando vedono qualcosa, oppure “questo non va bene” quando guardano qualcos’altro. La differenza sta nel fatto che la persona illuminata non prova sensazioni di accordo o disaccordo. Questo è il modo nel quale la persona illuminata è diversa da una ordinaria. Questa è la natura del cambiamento che avviene con l’illuminazione.
Avete mai provato qualcosa del genere? Chiunque può provarla! (Luang Por ride … )
* Chiara visione profonda, un modo di praticare la meditazione che si focalizza sullo sviluppo della visione profonda (la saggezza intuitiva) piuttosto che sulla tranquillità, che è l’obiettivo di samatha o samādhi.