Un’introduzione alla vita e agli insegnamenti di Ajahn Chah
di Ajahn Amaro
L’insegnamento di Ajahn Chah agli Occidentali
Secondo un racconto ben attestato e ampiamente diffuso, poco prima che Ajahn Sumedho, da poco ordinato bhikkhu, giungesse nel 1967 al Wat Pah Pong per chiedere di essere addestrato sotto la guida del maestro thailandese, Ajahn Chah iniziò la costruzione di una nuova kuṭī – una capanna per la meditazione – nella foresta. Allorché le travi che componevano i montanti angolari furono collocate al loro posto, uno degli abitanti del villaggio che stava collaborando alla costruzione chiese: «Eh, Luang Por, come mai la stiamo costruendo così alta? Il tetto è molto più su di quanto dovrebbe». Era perplesso, perché tali strutture erano di norma destinate ad offrire abbastanza spazio ad una persona per viverci comodamente: le regole prevedevano circa due metri e mezzo per tre metri, con la sommità del tetto a poco più di due metri. «Non ti preoccupare, non andrà sprecato», rispose Ajahn Chah. «Un giorno qui verranno alcuni monaci farang – ossia occidentali – e loro sono molto più alti di noi».
Negli anni seguenti all’arrivo di questo primo discepolo, dall’Occidente vi fu un lieve ma costante flusso di persone che continuò a varcare i cancelli dei monasteri di Ajahn Chah. Fin dall’inizio, egli non volle che gli stranieri fossero oggetto di un trattamento particolare, e lasciò che si adattassero al clima, al cibo e alla cultura come meglio potevano, e decise di utilizzare tutti i loro disagi come nutrimento per lo sviluppo della saggezza e della paziente sopportazione, due delle qualità da lui ritenute centrali per qualsiasi progresso spirituale.
Nonostante il primario valore attribuito ad un comune ed armonioso standard di vita – per tutta la comunità monastica, senza che gli Occidentali fossero in alcun modo ritenuti speciali – nel 1975 le circostanze fecero sì che fosse fondato, non lontano dal Wat Pah Pong, il Wat Pah Nanachat: il Monastero Internazionale della Foresta, il luogo per la pratica degli Occidentali. Ajahn Sumedho ed un piccolo gruppo di altri bhikkhu occidentali erano alla ricerca di un posto per temprare nel fuoco le loro ciotole per l’elemosina, e a tal fine fu loro suggerita la foresta nei pressi del villaggio di Bung Wai. La si poteva raggiungere a piedi dal Wat Pah Pong e vi era una gran quantità di bambù da ardere, ed inoltre vi erano dei fedeli del villaggio che erano da lungo tempo discepoli di Ajahn Chah e che sarebbero stati ben disposti a dare una mano. Ajahn Chah li fece andare con un sorriso e disse loro che non vi era alcuna fretta di tornare.
Nel giro di pochi giorni gli abitanti del villaggio costruirono un ricovero con un tetto di paglia, ove il gruppo di monaci occidentali poteva riunirsi per i pasti e per la meditazione. Circa un mese dopo, erano pronti ad iniziare le costruzioni che avrebbero alloggiato i monaci e consentito loro di stanziarsi in quel luogo. Il progetto ebbe l’approvazione di Ajahn Chah, e questi furono gli inizi di questo monastero appositamente dedicato all’addestramento del crescente numero di Occidentali interessati ad intraprendere la pratica monastica.
Non molto tempo dopo, nel 1976, Ajahn Sumedho fu invitato di recarsi a Londra per fondare un monastero theravāda in Inghilterra. Ajahn Chah lo raggiunse l’anno seguente e gli consentì, insieme ad un piccolo gruppo di monaci, di risiedere nell’Hampstead Buddhist Vihāra di Londra, una casa che dava su una trafficata strada a nord della città. In pochi anni si trasferirono in campagna e vennero fondati numerosi altri monasteri affiliati.
Da allora, molti dei primi discepoli occidentali di Ajahn Chah furono impegnati a fondare monasteri e a diffondere il Dhamma in vari continenti. Sorsero monasteri in Australia, Nuova Zelanda, Svizzera, Italia, Canada e Stati Uniti. Lo stesso Ajahn Chah si recò due volte in Europa e in America settentrionale, nel 1977 e nel 1979, e supportò con tutto il cuore queste nuove fondazioni. Una volta disse che il buddhismo in Thailandia era come un vecchio albero che un tempo era stato pieno di vigore e ricco di frutti, ma adesso era invecchiato a tal punto che ne poteva produrre solo pochi, piccoli e amari. Al contrario, paragonò il buddhismo in Occidente ad un giovane alberello, pieno di energia giovanile e potenzialmente in crescita, ma con la necessità di essere accudito nel modo giusto ed aiutato per il suo sviluppo.
Allo stesso modo, durante la sua visita negli Stati Uniti nel 1979, disse: «L’Inghilterra è un buon posto per fondare il buddhismo in Occidente, ma è anch’essa un luogo di antica cultura. Invece gli Stati Uniti hanno l’energia e la flessibilità di un giovane paese – tutto è nuovo qui – ed è qui che il Dhamma può veramente prosperare». Parlando ad un gruppo di giovani statunitensi che avevano appena aperto un centro di meditazione buddhista, aggiunse questo ammonimento: «Solo se non avrete timore di sfidare i desideri e le opinioni dei vostri discepoli» – letteralmente: «di trafiggere i loro cuori» – «qui riuscirete veramente a diffondere il Buddha-Dhamma. Se lo farete, avrete successo; se non lo farete, se modificherete gli Insegnamenti e la pratica affinché si adegui alle abitudini correnti e alle opinioni delle persone per un’errata volontà di compiacerli, fallirete nel vostro dovere di essere utili nel migliore dei modi possibili».
INDICE
- L’insegnamento di Ajahn Chah agli Occidentali
- Le cose essenziali: visione, insegnamento e pratica
- Le Quattro Nobili Verità
- La legge del Kamma
- Tutto è incerto
- Scelta espressiva: “si” o “no”
- L’enfasi sulla Retta Visione e sulla Virtù
- Metodi di addestramento
- Insegnare ai laici, insegnare ai monaci
- Contrastare la superstizione
- Umorismo