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FINANZIAMENTO DEL TEMPIO
dal nostro Consulente Finanziaro
La sontuosa sala del Wat Pho in Bangkok ospita la grande statua del Buddha sdraiato. Il tempio risale alla seconda metà del XVIII secolo, il periodo Thonburi. Il monastero è stato centro di studi di medicina tradizionale Thai, yoga e farmacia. La preziosa e sofisticata decorazione dei suoi interni, l’uso dell’oro su fondo rosso, la madreperla usata a intarsio nelle piante dei piedi della grande statua ad elencare, attraverso simboli, le virtù del Tathagata, insieme al lavoro di cesellatura di cornici, trabeazioni su pareti e colonne, ne fanno uno dei più raffinati templi della città. Una delle porte di accesso alla sala mostra, sui due alti fianchi bianco avorio, piccoli isolati intarsi. Un lavoro in pietra e stucco semplice e misterioso.
Il Buddharūpa donato al monastero Santacittarama ritrae Il Buddha durante il suo primo insegnamento a Sarnath, la messa in moto della Ruota del Dhamma. Il modello di riferimento è il Buddharūpa in pietra del V secolo in stile Gupta, conservato nel Museo di Sarnath in India. Quello per Santacittarama è stato realizzato in bronzo e troverà posto nella futura sala, sulla parete di ponente.
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Intorno alla grande statua in bronzo di Santacittarama, collocata nella parete di ponente della sala, prenderà forma l’intero spazio. Il Buddharūpa sarà rivolto verso levante, accoglierà i visitatori che entrano dalla porta principale, dopo aver attraversato il pronao di ingresso. La copertura dell’ampio spazio interno si sviluppa come tetto a capanna, con quattro falde uguali tra loro, sulla lanterna centrale in alto si aprono verso l’esterno quattro piccole finestre. Sopra la lanterna, all’esterno, nella parte sommitale, verrà posizionato uno stupa il cui profilo conserva le forme tradizionali Thai. La base della lanterna, sotto le quattro piccole finestre, costituisce il colletto quadrato della parte alta del tetto. È il punto in cui si imposta la parte strutturale della lanterna e dove, dal basso, si raccordano le quattro travi principali che salgono lungo le linee di displuvio delle quattro falde. La dimensione delle travi è affidata alla tecnica costruttiva del legno lamellare che prevede l’assemblaggio di tavole incollate tra loro a formare sezioni diverse in funzione sia del carico che del lavoro che ogni singola trave è chiamata ad assolvere.
L’intera struttura, come un tronco di piramide, ha il compito di formare la copertura dello spazio della sala senza il bisogno di sostegni centrali. L’assenza di pilastri centrali ed il posizionamento speculare delle ampie finestre sulle quattro pareti della sala permettono, stando seduti all’interno, di spaziare con lo sguardo verso l’esterno da mezzogiorno a settentrione, da levante a ponente.
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L’ingresso alla sala è da levante attraverso un pronao, un’area esterna coperta, le cui falde si innestano sulla porzione del tetto a piramide. Il passaggio da esterno a interno si supera con una bussola a due porte. La porta interna apre e permette la vista dell’intera sala. La parete che appare in fondo ospita il Buddharūpa sistemato sotto una porzione di tetto a due falde innestato sul lato di ponente. La carpenteria principale poggia sul cordolo delle quattro pareti della sala e, come si accennava nelle pagine precedenti, si collega nel suo sviluppo a tronco di piramide, sul colletto in legno che sostiene la lanterna. La carpenteria secondaria, attraverso arcarecci, paralleli alle pareti e travicelli che passano all’esterno per portare la gronda, completano la copertura insieme alla coibentazione, al tavolato interno ed esterno e alla copertura finale. Alla sala, dall’esterno si accede anche attraverso un porta laterale esposta a mezzogiorno, sul lato del corpo scala.
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Il piano sottostante la sala, collegato dal corpo scala esterno, secondo le indicazioni dei monaci, dovrebbe dare spazio ad una seconda sala e a tre nuove stanze per i bhikkhu residenti o in visita da altri monasteri. Un’altra porzione del piano è destinata ai servizi igienici, di cui una parte annessa alle tre stanze ed una parte destinata agli ospiti. Una piccola biblioteca – sala di lettura occupa lo spazio centrale del piano insieme al deposito per le pubblicazioni tematiche relative al Dhamma che regolarmente arrivano al Monastero. I disegni in basso danno una idea dei rapporti dello spazio interno. Dall’area esterna coperta del pronao si entra, attraverso la bussola, al centro della sala. Il punto più ampio della sala è in corrispondenza della lanterna superiore. Continuando a procedere verso ponente si raggiunge l’angolo più raccolto ed intimo dove sarà posizionato il Buddharūpa.
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Da questa prima fase di progetto si può avere una restituzione prospettica dell’insieme. La prima descrive il volume avendo in primo piano il corpo della scala. La seconda guarda verso le finestre delle due sale di meditazione, la grande al piano superiore e la piccola al piano sottostante e la terza dà una visione a volo d’uccello.
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Le immagini di queste pagine vogliono dare una visione della futura Sala di meditazione durante lo scorrere delle stagioni a Santacittarama. Stiamo ripercorrendo, come ci eravamo proposti di fare all’inizio di questo lungo rendiconto, le fasi che hanno visto nascere e crescere l”idea’ della nuova Sala. Dai primi incontri coi monaci, che contribuivano con le loro indicazioni a definirne spazi, percorsi e funzioni, si è arrivati ad una visione complessiva del nuovo corpo. Queste ultime immagini risalgono ai primi mesi del 2013 e chiudono una prima fase di progettazione.
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All’inizio del 2013 eravamo ancora in attesa della risposta da parte della amministrazione regionale che ci permettesse, attraverso una deroga al vincolo territoriale (vedi 5° paragrafo del capitolo 1), di posizionare la sala in un area più pianeggiante all’interno della zona vincolata. Questa risposta, prima sussurrata, poi giunta in forma ufficiale era un chiaro no. La richiesta di deroga non era stata accolta. La Sala quindi, non poteva essere costruita nella posizione prevista. Per rispettare la linea di vincolo si doveva fare un passo indietro verso la parte più scoscesa del terreno. La parte strutturale si doveva trasformare in qualcosa che tenesse in considerazione il vuoto che il corpo andava incontrando nella nuova posizione arretrata. In questa fase, all’architetto che aveva portato avanti la progettazione si univa un gruppo di giovani colleghi. La squadra di progettazione trovava un nuovo assetto. Si doveva trovare ora per la Sala di meditazione il giusto posizionamento fuori dal vincolo. La proposta consisteva nella crescita di un piano sottostante, mentre il vuoto che si creava tra la Sala grande e la preesistente residenza dei monaci sarebbe stato colmato da un ponte in legno. Lo spazio sottostante il ponte sarebbe stato allestito a giardino. Se per un verso la nuova posizione avrebbe richiesto un impegno maggiore nella parte strutturale, in compenso la nuova distribuzione degli spazi risultava complessivamente più comoda e funzionale. Il piano della sala piccola, della residenza dei monaci e della biblioteca avrebbe guadagnato più spazio. I monaci trovarono la proposta condivisibile. Il prossimo passo era diretto alla realizzazione dei disegni destinati al Comune di Poggio Nativo.
indica la linea del vincolo territoriale;
l’immagine A rappresenta lo stato attuale ante opera,
la B la posizione con la richiesta di deroga non accettata,
mentre la C visualizza il progetto attualmente in corso.
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E difatti Il passo successivo era orientato alla realizzazione della nuova planimetria, delle piante, dei prospetti per la richiesta di autorizzazione al Comune.
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Gli elaborati di questa pagina, insieme agli altri della precedente sintetizzano il documento presentato all’Ufficio Tecnico del Comune di Poggio Nativo accompagnato alla richiesta del permesso di costruire alla fine della Primavera del 2014.
Il prospetto al centro di questa pagina è visto da sud-ovest. Pensando di sostare sul ponte in legno si può fare click su questo link e, scorrendo le sue pagine, si avrà una idea della ‘vestizione’ della facciata in direzione della porta di ingresso alla Sala..
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Con la luna crescente di questa fine di Marzo il resoconto, iniziato all’inizio di giugno dello scorso anno, arriva a concludere un primo periodo dedicato al progetto per la nuova Sala di Santacittarama. La preparazione degli elaborati e la relativa richiesta a costruire ebbero dal Comune di Poggio Nativo una immediata risposta positiva. L’amministrazione concedeva il permesso per la realizzazione del nuovo corpo a condizione che (1) la Regione desse parere favorevole per la questione paesaggistica e che (2) il Genio Civile verificasse la parte strutturale. I progettisti prepararono quindi la documentazione necessaria da consegnare in Regione. Il ponte in legno, che nel progetto, permette di raggiungere la sala, insiste per un suo tratto nella zona vincolata (vedi l’immagine C del paragrafo 8°, capitolo 2). Questo rende necessario una autorizzazione da parte della Regione. Inoltre, nella zona vincolata, non sono permesse né nuove costruzioni né la demolizione di costruzioni esistenti. Questo obbliga a chiedere oltre il permesso per il ponte anche l’autorizzazione a demolire la vecchia cantina laboratorio. La richiesta a queste autorizzazioni fu redatta e consegnata in Regione. Per il punto (2), relativo alla verifica da parte del Genio Civile, si doveva entrare in merito alla progettazione strutturale dell’edificio da consegnare agli ingegneri che la avrebbero autorizzata. Questo richiedeva i sondaggi e le analisi del terreno che avrebbero aiutato a decidere il tipo di fondazione e la struttura dell’intero telaio portante.
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Il geologo incaricato delle indagini sulla natura del terreno arrivò con la sua squadra a Santacittarama una mattina di Gennaio dello scorso anno. Fu individuato un punto del terreno, accanto alla cantina, dove sarebbe stato effettuato il prelievo. La sonda doveva arrivare ad una trentina di metri di profondità per mostrare nel carotaggio i vari strati del terreno. Trattandosi poi, secondo la cartografia geologica, di zona a rischio sismico B2, dovevano aggiungersi, all’analisi ordinaria della natura del terreno, le indagini sul comportamento della zolla, attraverso simulazioni, nel trasmettere le vibrazioni da scosse, assestamenti e urti.
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