Il Buddhismo nasce in India, circa 2600 anni fa. Il fondatore è Siddhartha Gotama.
A quel tempo esistevano due approcci religiosi in India. Uno era quello sacerdotale dei brahmini basato su riti e cerimonie; l’altro quello ascetico e di rinuncia, dove si abbandonava la vita familiare per rivolgersi verso il luogo della foresta: alla ricerca di una via di liberazione. Colui che in seguito verrà chiamato Buddha optò per questa seconda via. Siddhartha praticò intensamente per sei anni le varie forme di meditazione e ascesi, anche le più estreme, ma solo seguendo la “Via di Mezzo” realizzò ciò che viene chiamato Risveglio, divenendo il Buddha.
Una specificazione: si dice Principe Siddharta, però se si va a vedere il contesto storico si scopre che i Sakya, ovvero il clan del Buddha, erano organizzati in una repubblica, il padre ne era un personaggio molto influente, uno dei signorotti, ma non il re, conseguentemente Siddhartha non era un principe. Saranno i racconti successivi ad amplificarne la posizione sociale.
L’insegnamento del Buddha, ciò che oggi viene chiamato Buddhismo, ha incominciato a diffondersi quando il Buddha decise di insegnare la “Via di Mezzo”. Egli insegnò per 45 anni e molte persone seguirono il suo esempio, sia monaci che monache, laici e laiche. Saranno poi i discepoli a portare l’insegnamento fuori dalla valle del Gange, errando dapprima nella penisola indiana, in seguito la cosiddetta tradizione del Theravada si diffonderà in Sri Lanka, per passare in Birmania, Thailandia, Cambogia, Laos, ovvero l’Asia Meridionale. Dagli anni ‘70 del secolo scorso si è diffusa anche nei Paesi Occidentali dove l’interesse è sempre maggiore.