Il 17 giugno 2012 si è tenuto al Santacittarama l’annuale anniversario del compleanno di Luang Por Chah, all’evento erano presenti 3 importanti monaci anziani thai, suoi diretti discepoli. È in questo giorno di buon auspicio, che al monastero abbiamo avuto la prima upasampada (accettazione nella comunità dei bhikkhu). L’evento è stato memorabile perché è presumibilmente la “prima volta” sul suolo italiano di un monaco italiano, e tradizionalmente si considera che quando un sangha monastico locale ordina un monaco del luogo ciò significa che il Dhamma si è radicato nel territorio.
Svolgimento della Cerimonia di Upasampada
Il sangha monastico si riunisce nella sima – un’area del terreno marcata con un atto formale del sangha – e recita i paritta (canti di protezione). L’Upasampada ha inizio con il novizio che rinnova i precetti da samanera, richiedendo i Tre Rifugi e i 10 Precetti, davanti all’acharya (monaco anziano).
A questo punto i laici offrono al samanera la ciotola, il sanghati (il mantello doppio) e un vassoio con candele, incenso e fiori da offrire al suo upajjhaya (precettore).
Il samanera indossa il sanghati con l’aiuto di un monaco e si avvicina al margine della sima, con la ciotola e il vassoio e, inchinandosi, chiede di poter porgere i propri rispetti al precettore, gli chiede inoltre scusa per ogni sua possibile mancanza, si offre di condividere con lui le cose buone che ha fatto e chiede di poter prendere parte al bene accumulato dal precettore. Chiede infine che, mosso da compassione, il precettore gli permetta di ricevere Dipendenza (nissaya), ovvero di poter essere un suo allievo, manifestando la sua intenzione di rinunciare alle proprie idee e opinioni relative alla pratica e disciplina monastica per accettare la guida del precettore in quanto confida sulla sua esperienza e capacità. Nissaya si basa su un rapporto di fiducia e reciproco sostegno, un passo importante che esprime la voglia di imparare. Il principale verso che simboleggia questa relazione fra precettore e allievo è ripetuto per tre volte dal samanera:
Da questo giorno in poi, il fardello del monaco anziano sarà il mio, e io sarò il fardello del monaco anziano.
Viene ora dato il nome pali al samanera e il precettore mette a tracolla la ciotola al samanera, dopodiché nomina, toccandole, vesti e ciotola:
– questa è la tua ciotola,
– questa è la tua veste esterna,
– questa è la tua vesta superiore,
– questa è la tua veste inferiore.
Attraverso questa procedura ci si assicura che il samanera abbia tutto l’occorrente per incominciare una vita da mendicante.
Il samanera torna fuori dalla sima e in piedi attende gli acharya, ovvero i due monaci anziani che lo interrogheranno, prima annunciando questa loro intenzione al resto della comunità:
Ascolta “nome samanera”, questo è il tempo della verità, il tempo di ciò che è vero. E ciò che è vero deve essere affermato e ciò che non lo è deve essere negato nel mezzo del sangha. Non essere imbarazzato, non essere confuso …
Seguono una serie di domande rivolte al samanera relative alla sua condizione di salute, alla sua libertà da obblighi sociali e alla sua maggiore età (è necessario avere almeno 20 anni per essere accettato nell’ordine), che si concludono con:
– hai la ciotola e le vesti da monaco?
– qual è il tuo nome?
– qual è il nome del tuo precettore?
Gli acharya ritornano nella sima e invitano il samanera ad entrarvi e presentarsi al margine del sangha riunito.
Il samanera, inginocchiato, richiede la upasampada, l’accettazione nell’ordine come bhikkhu, monaco completo.
Il precettore lo comunica ufficialmente a tutta la comunità, in modo che questa possa prendere in considerazione la richiesta.
Il sangha risponde all’unisono:
Sadhu (ovvero dà la sua approvazione)
Gli acharya ripetono ora la precedente interrogazione, con la differenza che questa volta si svolge nel mezzo del sangha.
Una volta che il samanera ha risposto correttamente alle domande, gli acharya recitano la mozione di accettazione seguita da un annuncio ripetuto per 3 volte a sancire l’importanza della decisione che il sangha sta per confermare.
Il sangha risponde, al terzo annuncio, all’unisono con:
Sadhu
Il samanera è ora stato accettato nella comunità dei bhikkhu.
Il precettore istruisce (anusasana) il bhikkhu appena ordinato. Gli fa presente che la via della Rinuncia si fonda sulla disponibilità a vivere con solo dei beni primari e lo istruisce sulle quattro azioni che non deve più fare assolutamente:
– avere rapporti sessuali,
– prendere ciò che non gli è dato con l’intento di rubarlo,
– privare intenzionalmente della vita un essere umano,
– sostenere di aver raggiunto delle realizzazioni spirituali che sappia non essere vere.
Chi agisce in questo modo non è più un samana (rinunciante), non è un Sakyaputtiya (un figlio del Buddha).
Il precettore esorta poi il nuovo bhikkhu:
Il Sublime, Colui-che-sa, Colui-che-vede, il Degno, il Perfettamente Risvegliato, in vari modi ha correttamente illustrato la virtù, ha correttamente illustrato la concentrazione, ha correttamente illustrato il discernimento, affinché venga vinta ogni intossicazione, eliminata ogni brama, sradicato l’attaccamento, spezzato il ciclo della rinascita, distrutto il desiderio, raggiunto il distacco, la cessazione, la realizzazione del Nibbana.
Ora, quando la condotta morale è completamente sviluppata, la concentrazione dà grandi frutti, è di grande vantaggio, quando la concentrazione è completamente sviluppata, il discernimento dà grandi frutti, è di grande vantaggio, quando il discernimento è completamente sviluppato, il cuore viene liberato completamente da tutti gli inquinanti (asava): gli inquinanti causati dalla sensualità, gli inquinanti causati dal desiderio di divenire, gli inquinanti causati dall’ignoranza.
Quindi, essendoti preparato in questa dottrina e disciplina, insegnata dal Tathagata, devi sforzarti nell’esercizio della più alta virtù, nell’esercizio della più alta consapevolezza, nell’esercizio del più alto discernimento. Così dovrai esercitarti con diligenza.
Al termine di questo, il nuovo bhikkhu chiede al suo precettore di potergli porgere i propri rispetti, gli chiede inoltre scusa per ogni sua possibile mancanza, si offre di condividere con lui le cose buone che ha fatto e chiede di poter prendere parte al bene accumulato dal precettore.
Infine tutti i bhikkhu recitano assieme una benedizione per il monaco appena ordinato.